Festa de L’Om Salvarech

da lun 24 apr      a mar 25 apr
Belluno

Lunedì 24 e martedì 25 aprile, come ormai da tradizione, la Pro Loco ripropone la tradizionale FESTA DE L’OM SALVARECH. L’Om Salvarech (uomo selvatico) è uno spirito benigno dei boschi, presente in numerose leggende alpine e molto famoso nel bellunese, in particolare nel nostro comune dirimpettaio: Rivamonte Agordino. A La Valle Agordina questa antica storia si è sviluppata in una particolare variante che la rende unica rispetto alle altre tradizioni agordine e per nostra fortuna essa non è riuscita a perdersi nel tempo, rimanendo salda alle proprie origini. Se nel paese di Rivamonte l’Om Salvarech è un uomo ricoperto di muschi e licheni, abitante nel bosco e che ha insegnato all’uomo a colare il latte per mezzo del licopodio, un particolare muschio, a La Val questa figura è uno spirito, vestito con abiti logori e rattoppati, il quale porta sempre con sé un antico feràl, ossia un lume, simbolo della luce, e un bachet, vale a dire un bastone in legno, che rappresenta la saggezza degli anziani. Questo personaggio silvano è molto schivo e non vuole essere visto dall’uomo, tranne nel giorno della sua festa quando viene impersonificato in un grande pupazzo.

Così ogni anno il 25 aprile, nel giorno di San Marco, viene realizzato il pop de l’Om Salvarech, un fantoccio in canne di granoturco vestito di stracci, il quale viene fatto sfilare per tutto il paese accompagnato dalle grida dei bambini Viva! Viva l’Om Salvarech!, e alla sera bruciato in un grande falò appena fuori dal centro abitato. L’Om Salvarech bruciando porta via tutti gli avvenimenti sfavorevoli e le cose non più utilizzabili dell’anno appena passato e permette alle persone di ripartire cariche di positività. Con questo suo “sacrificio” garantisce agli abitanti l’eliminazione di tutto ciò che è stato causa di disgrazie e augura un abbondante raccolto futuro. Non a caso il giorno di San Marco un tempo rappresentava uno spartiacque tra la fine dell’inverno e il nuovo anno agreste, da quella festività infatti si poteva iniziare il lavoro nei campi e veniva vietato il libero passaggio nei prati.

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